IL TERRITORIO
L'estensione del territorio è vasta e sale fino al centro del paese verso le frazioni Castagnea, Matrice, ma ancora nel fondo della valle e sempre sulla riva destra del Sessera, verso monte, la frazione di Masseranga, è sempre nel territorio di Portula. Dal Santuario della Novareja, valicato il versante nord del contrafforte della Punta delle Civetta e attraverso il torrente Sessera, tra il Piancone e la Fregia, si inerpica lungo i pascoli alpini del versante orientale del contrafforte che discenda da Cima della Mora, delimitato a ovest dallo spartiacque Cima della Bondala, Bondala della Mora, Cima di Foggia e a est dal corso inferiore del rio Confienzo e dal suo affluente di destra il rio Valmala,
Il principale corso d'acqua che lo attraversa è il torrente Sessera. Scorre quasi sempre ai suoi confini; prima a nord di Trivero da la Fregia (mt. 740) a Cà della Miniera (m. 755); poi a sud di Coggiola per un tratto molto lungo e sinuoso, dal Piancone fino al confine di Pray. Sul versante nord est del monte Rubello, in territorio di Trivero, nasce il rio Carnasco o rio Rico, che scende al Sessera (destra) della valle delimitata a sud dal colle di Caulera e a nord dalla Bocchetta di Stavello, dalla Bocchetta di Pontigge e dalla punta della Civetta. Negli avvallamenti collinari tra Portula e Trivero, nasce il rio Scoldo, affluente di sinistra del torrente Ponzone, che dopo breve percorso entra in territorio di Trivero.
NOTIZIE STORICHE
Etimologia: il nome deriva dalla parola “porta”, che indica il punto di passaggio tra due valli, la Valsessera ed il Triverese.
Portula fu feudo, con titolo comitale, dell'antica ed illustre famiglia dei Melano, che si acquistò nobiltà di spada con Giuseppe Melano, morto nel 1517. Da essa provengono i conti Melano di Portula e i Melano conti di Fiano. Portula fu staccata dal comune di Trivero e costituito in comune a sè nel 1528.
CHIESE
Il Santuario della Novareja. Sorge a mezz'ora da Castagnea, a ridosso del monte, a m. 746 sul mare. D'origine ignota, pare già esistesse nel secolo XVI; certo è anteriore al 1723. La data del 1726 che si legge sulla facciata, di crede attesti l'ampliamento dlla chiesa. Questa è dedicata alla madonna delle Grazie. Ha sei altari. Narra la tradizione, che intorno alla metà del sec. XVII, apparve la Madonna a una semplice Chiesa in suo onore. Dapprima fu eretta una semplice Cappella di fronde; in cui la Madonna era venerata sotto il titolo “delle Grazie”. La Chiesa attuale venne incomincciata il 13 agosto 1713, con il concorso di tutta la popolazione di Portula e il 25 luglio dell'anno successivo, festa di S. Giacomo Apostolo, veniva solennemente benedetta.
Chiesa parrocchiale dedicata all'Immacolata Concezione. Eretta alla fine del XVII sec. sui resti del piccolo oratorio cinquecentesco ad essa preesistente. Alcune pregevoli all'interno sono: l'altare maggiore e la balaustra, in marmi policromi, opera di Francesco Olgiati di Viggiù (1780-81); l'altare del Suffragio, in marmo, opera di Carlo Gerolimo Argenti di Viggiù (1751); il coro, opera di Giovanni Seletto di Campertogno (1724); l'armadio della sacrestia, scolpito da Carlo Molino nel 1695.
Santuario della Madonna di Oropa (al Rossiglione). Fu eretto, a inizio di questo secolo, su progetto dell'architetto Ferroggio di Camburzano. L'edificio a forma di una grande rotonda, con cupola, ha un solo altare in marmo, su cui si trova la Madonna di Oropa. Davanti alla chiesa v'è una fontana di sienite, simile al “burnell” di Oropa.
Chiesa parrocchiale di Castagnea dedicata alla Beata Vergine della Neve. E' un rifacimento ottocentesco del secentesco oratorio.. L'edificio è di stile neoclassico, ricco di stucchi, conserva un pregevole altare, opera di Stefano Catella. La statua della Madonna della Neve è opera dello scultore Zaninetti di Crevacuore.
Nella frazione di Castagnea vigeva un'antica usanza detta la “Ruota”.
Era un sistema tutto speciale di questo luogo, che permetteva alle donne di accudire alle faccende di casa. A un dato segno, di buon mattino, si raccoglievano in capo al paese tutte le capre. Due o tre ragazzi per turno le accompagnavano al pascolo nei beni comunali ed alla sera sul far della notte le riconducevano ed ognuno riprendeva le sue. Quest' usanza cessò con la vendita dei beni comunali vicini.