Nobile e mecenate

Sebastiano FerreroSebastiano Ferrero fu uno degli uomini più eminenti del suo tempo, nella nostra regione. Signore magnifico e munifico, mecenate di gusto squisito, a lui si collega quella bellissima Chiesa di San Sebastiano, così suggestiva nelle sue penombre, il monumento d’arte più importante di Biella Piano. Ma se molte qualità eminenti aveva Sebastiano Ferrero, era pur anche uomo avido e rapace. Nobiluomo, feudatario del basso medioevo legato a casa Savoia che ebbe potere sulle terre del biellese e del vercellese. Il suo nome ricordato anche nella storia del Ducato di Milano. Appartenente a una potente famiglia, fu signore del Piazzo, ebbe potestà su Candelo e sul relativo ricetto. Investito del titolo nel 1496 dal duca Filippo II Senzaterra, vi fece costruire al suo interno la propria torre/abitazione fortificata, oggi nota come la casa del Principe. Nato a Biella nel 1438, la madre apparteneva alla famiglia Scaglia dei signori di Gaglianico. Dopo aver acquistato il feudo di Gaglianico dallo zio, nel 1480, acquisisce anche parte del feudo di Borriana. Successivamente entrano a far parte dei suoi possedimenti numerose terre tra cui la castellania di Sandigliano e il feudo di Candelo. Chiamato a corte dal duca Carlo I, alla morte di questi diventa consigliere di Stato e tesoriere generale. Dopo la conquista del Ducato di Milano da parte dei Francesi, Sebastiano Ferrero assume le cariche di consigliere, tesoriere generale e amministratore delle finanze. Si occupò, insieme a Carlo D'Amboise, della costruzione del Naviglio di San Cristoforo, progettato da Leonardo nel 1509. Fu amico personale di papa Alessandro VI e di Giuliano della Rovere, il futuro papa Giulio II. Nell'anno 1500 insieme ai figli Giovanni Stefano, Bonifacio (Cardinali) e Agostino, Vescovo di Vercelli dà inizio ai lavori per la costruzione della Chiesa e del chiostro dedicati a San Sebastiano. L'influenza della cultura rinascimentale lombarda si manifesta per la prima volta nel Biellese proprio nella costruzione della Basilica e del Chiostro dedicati a San Sebastiano, dove il mecenate ospitò i Canonici Lateranensi, con l'intento di affidare loro, in seguito, la conduzione del Santuario d'Oropa. Morì a Gaglianico nell'ottobre del 1519. Le sue spoglie furono deposte nella chiesa di S. Domenico a Biella Piazzo.

Sebastiano Ferrero, dopo aver acquistato il feudo di Benna (1479), volse i suoi interessi verso Candelo ed iniziò quell'opera di accaparramento che lo portò a scontrarsi con la popolazione candelese. Dopo aver ottenuto tutto il feudo, Sebastiano iniziò a richiedere il riconoscimento di una serie di diritti come legittimo successore di quanti avevano avuto per anni ed anni in feudo il Comune; la comunità però era troppo gelosa dei suoi antichi privilegi per cedere alle richieste. Sebastiano Ferrero pretendeva:
a) Il versamento annuo ed in perpetuo di un ducato per famiglia
b) il mulino di Candelo
c) i diritti sul Ricetto ed anche un censo annuale di 21 ducati
d) che il Consiglio si riunisse solo in sua presenza
e) la chiave del Ricetto, la riscossione delle multe e dei bandi campestri

La popolazione ritenne del tutto assurde le pretese del Signore. Essa inoltre in grado di documentare come avesse acquistato il terreno e costruito col proprio denaro il Ricetto, prima della dedizione a Casa Savoia e di ribattere alle richieste di Sebastiano Ferreo. La causa fu quindi portata davanti al Consiglio Ducale. Passò una settimana e il "lodo" venne pronunciato. Si pronunciarono a favore della Comunità di Candelo, obbligandola solamente a versare ogni anno 100 ducati d'oro. Respinsero invece tutte le altre richieste del Ferrero, riconoscendo alla Comunità il diritto di proprietà del Ricetto imponendo al principe di pagare le tasse per le terre acquistate nel comune, mantenendo la casa all'interno del Ricetto. [A. Roccavilla]


Chiesa di San Sebastiano
Chiesa di San Sebastiano

Ricetto di Candelo<
Ricetto di Candelo


Link:
wikipedia.org Chiesa di San Sebastiano


18 febbraio 2008
Testo base fornito dal Comune di Candelo con integrazioni tratte dai siti internet Wikipedia e Museo del Territorio di Biella

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