"ADOLFO WILDT (1868 - 1931). L'ULTIMO SIMBOLISTA".
27 novembre 2015 - 28 febbraio 2016. MILANO. Galleria d'Arte Moderna. Via Palestro,16.
A cura di Paola Zatti. Catalogo Skira.
Orari: da martedì a domenica 9 - 19,30. Fotografie di Carmelo Patea.

p1000377_800E' stata prorogata fino al 28 febbraio , la mostra che Milano dedica a uno dei suoi grandi maestri: lo scultore Adolfo Wildt.
Potrebbe sembrare una mostra "di nicchia", con visitatori pensosi e allievi dei Licei artistici seduti a terra, intenti a copiare le opere esposte.
Ma è una mostra rivolta al grande pubblico per ripresentare un artista davvero insolito per la sua specialissima e per tanti aspetti "unica" maniera di trattare il marmo nelle sue singolari sculture. E fa parte di un più vasto progetto che mira a far conoscere meglio le ricche Collezioni che la Galleria possiede.
E' lo scultore milanese Adolf Wildt (1868-1931), ritenuto "uno dei massimi scultori" di inizio Novecento, che tanta fama ebbe in vita, lasciato in ombra poi per i suoi legami con gli artisti del regime, in particolare Margherita Sarfatti , scrittrice e critica d'arte (di cui è in mostra un bellissimo ritratto), e oggi giustamente riscoperto con una importante mostra monografica allestita nelle Sale al Piano terreno della Villa Reale di Milano, sede della GAM: Galleria d'Arte Moderna del capoluogo lombardo.
Curata da Paola Zatti, con la collaborazione del Musèe d'Orsay e l' Orangerie di Parigi, la mostra presenta 50 sculture in marmo, gesso , bronzo che

testimoniano la ricerca costante dell'artista di nuove sensazioni ricavate nell'uso di materiali diversi.

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Ma rappresentano soprattutto la sua finissima sensibilità nella ricerca della dimensione "spirituale" del soggetto raffigurato, addirittura una "santità" come ha scritto Cozzani, quando si tratta di soggetti a carattere religioso. Eccezionali, in mostra, il volto intenso e tenerissimo di San Francesco, la strepitosa Santa Lucia, dove dramma e misticismo si fondono in un' opera di forza ,e al tempo stesso. Di grazia, irripetibili.
Wildt "simbolista" , perché, come è stato scritto, raggiunse "la rappresentazione plastica di simboli e ideali, come eroismo e sacralità, crudeltà e grazia", mantenendo sempre una dimensione di bellezza legata agli ideali più alti della scultura classica.
In mostra anche , per un possibile confronto, opere di Melotti , Lucio Fontana, Minerbi, artisti che furono allievi della Scuola di scultura fondata da Wildt nel 1922, e poi annessa all'Accademia di Brera.
Un avvincente percorso che restituisce l'immagine di una grande presenza artistica in una magistrale lezione d'arte.

 

 

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Maria Tesera Molineris

Insegnante di scuola superiore. Laurea in Filosofia. Laurea in Lettere con tesi in Estetica. Giornalista pubblicista. Appassionata d'arte e critico. Ha collaborato e collabora con testate nazionali e locali. Ha curato per il bisettimanale "il Biellese" le rubriche "Specchio", "Parole, parole, parole" e dal 1990 la rubrica d'arte "Grandi mostre" alla quale è stata abbinata dal 1993 la rubrica "Artenotizie". Con il fotografo Gianfranco Bini ha scritto "Il cuore del monte", un volume sul Santuario di Oropa, edito da "Lassù gli ultimi".
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