La storia della pieve di Chiavazza ricorda le figure dei santi Quirico e Giulitta, che ci riportano al tempo di Erode. San Quirico è uno dei più giovani martiri della cristianità, Giulitta è sua madre. Durante una persecuzione Giulitta fu arrestata con il suo bambino ed entrambi uccisi per non aver abiurato la loro fede.
La data della festa patronale di Chiavazza cade la terza settimana di giugno. Tradizione vuole che a pranzo si cucinasse un gallo arrosto (il detto era mangiare il
"coco", il cucu, oggi maschera tradizionale locale). Altri piatti tradizionali erano gli agnolotti ed il fritto misto. C'erano in paese donne specializzate che, su
commissione, andavano a friggerlo nelle case. Le osterie in piazza alzavano il gran pavese (il pavayon).
La "casa" dei santi patroni, stando a quanto redatto da Don Delmo Lebole (Storia della Chiesa Biellese, le Confraternite, Biella, Unione Biellese 1972), è la terza ricostruzione dell'antico edificio. Della prima sappiamo solo che aveva due cappelle laterali, con due altari, dedicati a S. Giacomo e S. Nicolao. Aveva anche un portico davanti alla facciata come risulta da un atto del 1243. Questa chiesa fu demolita per ordine del beato Giovanni Gromis negli ultimi anni del sec. XV, perchè pericolante. Lo stesso beato ne curò la ricostruzione in forme più ampie, a tre navate, divise da sei colonne di granito (queste colonne furono poi impiegate come motivo ornamentale negli angoli esterni del coro della chiesa attuale). La nuova chiesa venne consacrata il 15 dicembre 1499.
Verso la metà del 1700, in piena bufera napoleonica, si pensa a realizzare una nuova chiesa. Venne iniziata nel 1788 ed ultimata nel 1815, e consacrata a Santa
Maria Assunta ed ai SS. Quirico e Giulitta. Il campanile iniziato nel 1757 fu terminato nel 1794, la cupola risale al 1832.