La basilica di Santa Maria Maggiore in Vercelli, chiesa in cui venne celebrato, sotto il pontificato di Leone IX, il sinodo contro l'eretico Berengario arcidiacono d'Angiò,venne demolita nel 1777. Già tempio dedicato alla dea Venere, venne consacrato alla Madre di Dio da Costantino Magno (920-950); negli anni 1140-1148 fu restaurata e pregevolmente arricchita. Le notizie intorno a questa basilica sono giunte fina ai giorni nostri essenzialmente grazie alle testimonianze di alcuni storici che operarono prima del suo abbattimento. In particolare, Giovanni Antonio Ranza, nel purtroppo vano tentativo di impedire la distruzione di questa chiesa, ne descrisse i pregi artistici in diversi saggi incaricando altresì l'incisore Givanni Diana (Brusnengo, seconda metà del XVIII sec.) di riprodurre i mosaici del pavimento. L'incisione qui riprodotta, attualmente conservata nel museo civico di Vercelli, raffigura il mosaico posto nel pavimento del presbiterio e rappresenta il Re Davide con dieci suonatori; al centro del rango inferiore e direttamente sotto il trono di Re Davide due uomini seduti suonano un Organistrum, strumento a corde strofinate da ruota antenato della ghironda. La datazione del mosaico è compresa tra il 1140 ed il 1148; si tratterebbe, pertanto, di una delle raffigurazioni più antiche di questo strumento, se non la più antica in assoluto e, fatto ancora più importante, testimonierebbe la precoce presenza nell'Italia settentrionale di uno strumento che era, finora, considerato originario della Spagna in cui si trovano le più antiche immagini superstiti (Santo Domingo in Soria, 1150 circa e Santiago de Compostela, 1168-1188) e diffuso soprattutto in Francia e in Germania. D'altra parte Vercelli, la città in cui confluivano le vie del San Bernardo e del Monviso, doveva essere il luogo d'incontro di viandanti e musicisti. L'aspetto dell'organistrum vercellese, anche se molto simile per certi versi ad altre iconografie diffuse in Europa, e di grande fascino. Dopo alcune ricerche e grazie ad esperienzer precedenti è stato possibile riprodurre questo strumento utilizzan do criteri costruttivi i piu vicini possibile a quelli in uso in origine, come, ad esempio, lo scavo della cassa da un unico blocco di legno, sperando di avere ottenuto una sonorità il piu possibile simile a quella originale. Una precisazione che si vuole ancora effetuare e che anche se non fosse l'iconografia più antica di un organistrum è, sul la scorta dei dati disponibili, l'unica finora ritrovata in Italia. L'immagine del mosaico qui sotto raffigurata è tratta dalla tesi di laurea in musicologia di Maria Grazia Carcone. Per i riscontri storici, confrontare: Riccardo Orsenigo, Vercelli Sacra, libreria Giovannacci, Biella

Immagine del mosaico
Strumento realizzato da Sergio Verna
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