Sul
finire dell’Ottocento
a Piedicavallo come a Ginevra c’è un tempio evangelico per la comunità
protestante valdese
di Anna Piovesan
Per quale
strano gioco della storia e della geografia un drappello di famiglie si
converte al protestantesimo, aderendo alla chiesa valdese, di quei cristiani
protestanti valdesi che hanno pagato con 500 anni di persecuzioni e fughe
la loro scelta di confidare solo nella Bibbia? Come accade che si ritrovino
dei valdesi fuori dalla Val Pellice e dalle altre limitrofe Valli valdesi,
lassù, in un borgo alpino del Biellese, in fondo alla vallata del Cervo?
Così scriveva
il signor G. Pons, redattore de “Il Bollettino della missione Evangelica
Valdese”, numero undici, nel novembre 1895:
«Piedicavallo. Inaugurazione del tempio. La domenica, 13 ottobre 1895,
non sarà tanto presto dimenticata dalla popolazione di Piedicavallo, da
molti abitanti della bella Valle di Andorno e da parecchi Biellesi. Il
sole splendeva all’orizzonte e rallegrava coi caldi suoi raggi gli abitanti
di quei siti incantevoli. Per aria c’era qualche cosa d’insolito; si sentiva
che quella bella domenica doveva essere un giorno di festa speciale per
una qualche località della Valle. A Biella - dove chiedemmo della via
la più diretta e del mezzo di locomozione più sollecito per andare in
fondo alla Valle d’Andorno - parecchi ci esternarono il loro rincrescimento
di non potere intervenire alla festa. A quale festa? - A quella dei
Protestanti - E dove? - A Piedicavallo.»
1895-2005,
il tempo della storia
L’anno
è il centodecimo, da quando nel paese di Piedicavallo, allora molto più
popoloso di oggi, contando più di 1200 abitanti, sorge una strana costruzione
a tre piani, tutta in pietra, opera degli abili scalpellini locali. L’edificio
è visibile camminando sulla via principale, appena dopo la fontana e prima
della chiesa cattolica arroccata su via e paese. La storia ci narra che
questo edificio è un tempio valdese, non sacro pur se adibito al culto
dei cristiani protestanti, più esattamente valdesi, originari di un movimento
nato nel 1170, poi confluito, nel Cinquecento, all’epoca della Riforma,
nella chiesa Riformata calvinista. Sono “cristiani senza papa” perché
ritengono che il capo della chiesa sia Gesù Cristo e nessun altro uomo
possa prenderne il posto. La loro fede si ripone nella Bibbia, che viene
letta e studiata da tutti. Il loro culto infatti ha come momento centrale
una meditazione del pastore su un passo biblico, mentre prima e dopo ha
canti di lode.
Come arrivano fin qui questi protestanti, evangelici cosiddetti per il
posto centrale dato alla Scrittura biblica?
Da dove arrivano e come vengono accolti nel cattolicissimo Biellese dove
anche per trovare un lavoro, siamo nella seconda metà del 1800, non esistendo
ancora l’anagrafe civile, è richiesta una certificazione della parrocchia
(nati, battezzati, cresimati, seguono l’obbligo della messa)?
La maestrina
Elisa e la scuola laica
La
maestra è la prima ad arrivare dalla Val Pellice, in compagnia della madre;
si chiama Elisa Goss, e dà vita alla prima scuola laica locale: corre
l’anno 1888. Alle elezioni comunali ha visto la vittoria di un partito
cosiddetto Rosso sul partito Nero clericale (rosso non marxista, semmai
più affine con il rosso dei mazziniani, movimento risorgimentale partecipe
dei moti insurrezionali per la liberazione dell’Italia dal giogo straniero).
Legato alla Società di mutuo soccorso operaio e ai principi laici dell’autonomia
dello Stato dalla Chiesa, questo partito non vede di buon occhio la scuola
cattolica confessionale. Le famiglie aderenti decidono di aprire una scuola
laica da affiancare a quella gestita dalle suore. Bisogna dire che all’epoca
la scuola, di nomina comunale ha come maestro titolare incaricato proprio
il parroco, don Perino.
Da emigranti
studiano altre culture
È da notare come queste famiglie sono venute in contatto con i Riformati
nei paesi dove gli uomini erano emigrati, esportando la loro abilità di
artigiani nelle costruzioni e nel lavoro con la pietra. Francia, Svizzera,
Gran Bretagna, Stati Uniti, paesi dove le chiese protestanti sono per
lo più maggioritarie. Ritornati in patria mantengono la loro affinità
di fede ed entrano in contatto con alcuni valdesi di Andorno, il loro
pastore Revel che raggiunge a piedi la Valle da Ivrea e un gruppo di evangelici,
che si ispirano al movimento inglese del Risveglio, detto dei “Fratelli
di Plymouth”. Da Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, questi
“operai evangelisti” giungono nel Biellese per fare opera di evangelizzazione.
Anche alcuni colportori, che diffondono Bibbie e altri testi religiosi
protestanti hanno preso la strada per Biella e Piedicavallo, ricevendo
pessima accoglienza e la vigilanza di guardie mandate dal vescovo a sorvegliare
la sala dei loro incontri, fatto certo non tranquillizzante per le persone
che intendono partecipare alle loro adunanze.
[...]
La scuola resta aperta fino al 1911, avrà per un periodo due maestre,
poi chiude. L’emigrazione verso la pianura disperde le generazioni successive
delle famiglie protestanti quando alcune di esse non ritornano alla parrocchia
cattolica. La comunità di Biella e di Piedicavallo fra varie peripezie
sopravvive al fascismo e alla seconda guerra mondiale. Oggi il tempio
storico di Piedicavallo, per molti anni teatro delle iniziative culturali
del paese nella stagione estiva, dalle mostre di pittori locali ai concerti
di musica classica, è aperto la domenica, da luglio a fine agosto.
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