YULE
Il
castello di Massazza è attorniato da alberi spogli e da
fitte tenebre. La strada è sinuosa e deserta e nel cielo
freddo e terso compare una piccola luna. I cancelli sono aperti
per la magica notte di Yule. E' il 21 dicembre 2001, il solstizio
d'inverno, la notte più lunga e più scura dell'anno.
Il Branco dell'Anticaquercia festeggia la nascita del figlio della
Dea, (la Terra, la Grande Madre), che discende sul nostro pianeta
per farsì che la "vecchia megera" (una dei tre
volti della Dea: giovane, madre e vecchia) possa rinnovarsi: dalle
tenebre e dal freddo potrà nascere uno spiraglio di luce
(il figlio, appunto). Il vecchio anno ci sta abbandonando non
prima, però, di averci donato un nuovo messaggio di speranza,
un nuovo giovane anno
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Il
salone degli ospiti del castello è illuminato e riscaldato,
per l'occasione, da un grande camino pieno di tizzoni accesi. Il
grande banchetto è già iniziato. La cerimonia è
intima e raccolta. I commensali, rigorosamente vestiti in abiti
dell'epoca, sono assorti e poco rumorosi. L'accoglienza è
familiare e calorosa, i visi sorridenti e disponibili.
All'esterno, nei gelidi cortili ancora un po' innevati, alcuni di
loro, avvolti in capaci mantelli, vagano nel buio solitari e pensierosi,
rapiti da un mistero che è soltanto loro... |
Il
senso di attesa nell'aria è spezzato improvvisamente dal
rumore profondo dei tamburi e delle cornamuse: si aprono le danze
e l'atmosfera si elettrizza tra lo svolazzare degli abiti e l'allegria
generale.
Il tempo trascorre velocemente e giungerà presto la mezzanotte,
quando verranno abbandonate le tenebre con l'accensione del Sacro
Fuoco, il simbolo della Luce che squarcia l'oscurità
Nell'aria il lento risveglio dell'uomo
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Il
nostro Biellese ("Biella" da Budella Civitas ma anche
da BELENUS, Dio gallico del Sole), terra di miti e leggende celtiche
"parla" non solo attraverso le fonti scritte ma anche
attraverso i reperti "muti" (ritrovamenti archeologici)
come la Spada Gallica recuperata nel torrente Cervo nei pressi
di Vigliano, piegata in due (considerata,come da tradizione celtica,
ricettacolo di energie che venivano liberate, se spezzata, a favore
di altre entità, - le acque del torrente in questo caso-)
oppure i 2 pugnali o l'ascia sacrificale ritrovati alla "Cappella
del Roc della Vita" ad Oropa utilizzati probabilmente negli
antichi riti della fertilità, o, ancora, il "Roc delle
Fate e della Regina" che hanno valenza celtica e druidica.
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Quindi
anche nelle nostre terre, in un tempo ormai lontano dalle comuni
memorie, si festeggiavano le antiche ricorrenze, come Samhain
(la notte che precede l'alba del 1° Novembre), la festa pił importante
dell'anno celtico, la festa sacra per eccellenza che si protraeva
per tre notti ed in cui le porte dell'Altromondo si schiudono e,
senza l'intervento del tempo umano, il fantastico ed il reale si
fondono; o il solstizio d'inverno (Yule)in cui la natura
è sospesa come in attesa di una trasformazione, l'oscurità
è totale ma la luce lentamente prevale sulle tenebre invernali;
o Imbolc (la notte che precede l'alba del 1° Febbraio),
l'inverno è ormai passato, è la festa della fertilità
e della purificazione; o l' Equinozio di primavera (la notte
che precede l'alba del 21 Marzo), in cui l'equilibrio è perfetto
fra luce e tenebre, ma la luce prevale, la natura si risveglia e
la vita ritorna; oppure Beltane (la notte che precede l'alba
del 1° Maggio) che deve il suo nome al Dio gallico della Luce
e decreta l'inizio dell'estate, tempo in cui anche i guerrieri riprendevano
le armi;o il Solstizio d'estate (la notte che precede l'alba
del 21 Giugno), il Sole è al culmine della sua potenza nel
giorno più lungo dell'anno, ma anche all'inizio del suo declino;
o Lughnasadh (la notte che precede l'alba del 1° Agosto),
in onore del Dio Lug, periodo in cui venivano effettuati scambi
e dibattute le cause ed emessi i verdetti;o l'Equinozio d'inverno
(la notte che precede l'alba del 29 Settembre), giorno e notte
in equilibrio ma opposto all'equinozio di primavera; periodo propizio
ai riti magici. |
Lo
stesso castello di Massazza è una testimonianza della presenza
celtica nelle nostre terre: tipico borgo medioevale arroccato
su uno sperone baraggivo probabilmente Celto-Ligure, passato ai
Romani e, successivamente, fortificazione Longobarda. Di proprietà
della famiglia Avogadro, signori di Massazza, dal 1400 al 1800
fu poi trasformato in una Scuola di Agricoltura. Ora è
di proprietà della famiglia Cavallari che si è dedicata
con amore, pazienza e devozione, al minuzioso recupero e restauro,
rifondando la Rocca come abitazione ma anche mettendola a disposizione
per eventi, mostre e fiere, convegni e concerti. Vi si conservano
Are Celtiche con cappelle votive e testimonianze di epoca Templare
con simboli della Croce di San Maurizio trifogliata
Umilio
Patrizia
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http://www.comunemassazza.it/castoria.htm
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