Breve storia della Comunità Ebraica di Biella
di Sascha Vitale e Roberto Borchia
Poco prima della Piazza Cisterna, sulla sinistra, inizia lo
stretto vicolo del Bellone che portava alla porta medioevale del Bellone, ora
distrutta.
In questo isolato abitavano gli Ebrei.
Ed è in questo stabile che ancora oggi si trova la Sinagoga di Biella. Le foto
di questo articolo si riferiscono all'interno della Sinagoga.
Prima
di parlare a fondo della Sinagoga di Biella, tracciamo un profilo storico
della Comunità Ebraica di Biella.
Sulla base di alcuni documenti d'archivio possiamo tracciare l'ipotesi
di un precoce insediamento Ebraico a Biella, precocità tale da conferire
carattere di eccezionalità all'interno del contesto regionale Piemontese.
Parimenti
viene messa in luce una profonda integrazione dell'elemento ebraico nella
società comunale della seconda metà del secolo XIV.
Tra i documenti di carattere puramente divulgativo di cui si dispone spicca la
segnalazione di un "Giacomino Giudeo" oste al Piazzo nel 1377.
Un intero nucleo sviluppa quindi la sua presenza a partire dalla seconda metà del
secolo XIII, in tempi quindi eccezionalmente remoti e con una sua del tutto insolita
incidenza nella vita politica ed amministrativa cittadina.
Notizie successive si hanno nella nomina di un "Moise Ebreo di Massera" (L'odierna
Masserano) a rappresentante del Duca Emanuele Filiberto di Savoia presso gli
Ebrei: siamo nel 1577.
Una riconferma di un'attività ebraica si ha nel 1584 quando uno studio
del Foa sui banchi di prestito Ebraici in piemonte attesta l'esistenza di un
banco a Biella, gestito da Giulio e fratelli Jona.
Nel 1620 Carlo Emanuele I¡ di Savoia emanò un editto nel quale vengono
citati I fratelli de Jona e figlioli di Vital Treves. In Biella ed Anselmo Treves
in Sandigliano.
Il
primo censimento generale del ghetto di Biella avviene però nel 1761
e vengono segnalate sei famiglie per un totale di 26 persone.
Bisogna però attendere fino al 1762 con i libri contabili della famiglia
Jona che vanno fino al 1772, per avere documenti locali che attestino la presenza
di attività commerciali ebraiche a Biella.
Dopo
il 1824, con il codice di Carlo Felice, e maggiormente dopo il 1848 con lo
Statuto Albertino le attività degli Ebrei residenti a Biella conoscono
un'ulteriore espansione.
Già sul finire del 700 vengono fondate a Biella due aziende commerciali
aventi per oggetto la compravendita di tessuti che si svilupperanno impetuosamente
nel corso dell'800 fino ad assumere importanza nazionale.
Si tratta delle ditte dei Fratelli Morelli e dei Fratelli Vitale.
Dagli archivi della comunità Biellese risulta che, per un periodo di
mezzo secolo, l'espansione appare del tutto confermata.
Abbiamo quindi un primo, ristretto elenco dei nominativi dei componenti la
comunità Ebraica di Biella verso la metà del secolo XIX: 59 persone
divise in 11 famiglie.
Nel
1890 la comunità conta 100 persone.
E' il periodo di massima espansione demografiaca che durerà per
circa un ventennio.
Fino alla seconda guerra mondiale la Comunità subisce un lieve ma costante
declino, senza scendere tuttavia al di sotto delle 60 persone.
Le professioni svolte nell'ambito della comunità sono prevalentemente
nel campo del commercio dei tessuti; un'attività strettamente
connessa con lo sviluppo industriale tessile tipico del Biellese.
Notevolissima anche la presenza all'interno delle professioni Liberali;
citiamo i casi di Emanuele Jona, ingegnere elettrotecnico, di Vittorio Olivetti
e di suo figlio Vittoriano, di Alessandro Jona e di Umberto Diena, di Giacomo
Debenedetti, critico letterario e docente universitario.
Questo fervore di attività, segno dell'integrazone dell'elemento
Ebraico nel tessuto locale, ha contribuito certamente ad un profondo processo
di laicizzazione dei componenti la comunità, chiaro segno di questa evoluzione,
ad esempio, la presenza sin dal secolo scorso delle fotografie dei defunti
sulla maggior parte delle tombe del cimitero Ebraico, nonostante il divieto
della legge Giudaica, fatto questo che rende il cimitero di Biella diverso
da tutti gli altri cimiteri Piemontesi.
Sicuramente quindi l'integrazione della comunità nel tessuto locale espressa
attraverso l'assorbimento della cultura liberale che a Biella in quell'epoca
trovava un centro di importanza Nazionale (si pensi a Quintino Sella)
Dopo la seconda guerra mondiale durante la quale fu deportato un solo Israelita,
Giuseppe Weinberg, la comunità andata progressivamente riducendosi
sia per partenze e morti non compensate da nascite sia per l'attenuarsi
del senso comunitario e della pratica religiosa. Tutto ciò ha portato
all'assorbimento della Comunità di Biella da parte della Comunità Ebraica
di Vercelli in base alla normativa dell'Unione delle Comunità Israelitiche
Italiane.