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articolo tratto da "Rivista Biellese", periodico trimestrale: ottobre 2012

Riprendiamoci i forni comunitari

di Claudio Oddone

Statuti e ordinamenti stabilivano precise norme di utilizzo per questi manufatti un tempo essenziali. Opportunamente recuperati, oggi potrebbero essere rimessi in funzione per farci assaporare nuovamente il rito collettivo della panificazione

[...] La produzione del pane assumeva spesso le sembianze di un “rito collettivo”, a cui in molti casi partecipava, con varie funzioni, buona parte della comunità, bambini inclusi, finendo per favorire anche fenomeni di temporanea aggregazione sociale. [...] In molte realtà il pane, essenzialmente composto con farina di segale (pane “nero”, poiché non veniva eliminata la crusca; quello “bianco” era privilegio delle classi agiate), ed in misura minore con farina di frumento, grano saraceno, granoturco, ma anche con farina di castagne, e talvolta con l’aggiunta di altri ingredienti (noci, patate bollite), veniva prodotto in periodiche “sfornate” (in alcune località una sola volta all’anno, generalmente all’inizio dell’inverno). Era poi depositato in luogo asciutto, potendo così mantenere a lungo le proprietà organiche e nutrizionali. Veniva consumato imbevuto nel brodo, nel latte o nel vino. [...] a Ponderano, nel manoscritto relativo ai Bandi campestri del 29 marzo 1671, viene ancora ribadito il divieto di produrre pani al di fuori del territorio comunale [...] leggi tutto

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Biellaclub 27 luglio 2013 - Testi e immagini forniti da RIVISTA BIELLESE.
Un ringraziamento particolare a Mauro Lampo e all'autore dell'articolo proposto, Claudio Oddone.